Chiese
Chiesa San Biagio
Le origine della chiesa di Scido sono da collegarsi alla invasione degli Arabi, avvenuta nell’anno 951 d.c. e alla distruzione di Taureana, capoluogo della piana.
Gli abitanti, terrorizzati, cercavano rifugio nascondendosi verso l’interno boscoso.
Una conca infoltita, che chiamarono “ luogo nascosto coperto di alberi”(Schiodos, Schidos, Scidos) diede ricetto ai fuggitivi. Sostenuti dalla presenza e dal conforto dei monaci, anch’essi in fuga, si costruirono una chiesa e un monastero, denominato “monastero San Fantino di Scido”, un luogo di preghiera e una dimora di solitudine. L’antico documento che tratta di questa nuova convivenza, è la “vita di San Nilo” scritta da San Bartolomeo, suo discepolo e uno dei primi monaci calabresi.
Intorno a questo primitivo nucleo abitativo si sviluppò una comunità formata da contadini, pastori e monaci. Il primo settembre 1097 Pietro Marchisio, marito della figlia di Roberto il Guiscardo, Emma, signore e feudatario del luogo, fece dono al monaco Sergio, educatore degli alunni del Santuario di san fantino e custode della chiesa, del terreno per la costruzione delle abitazioni dei monaci. Nel 1126, la seconda moglie di Oddone, rimasta vedova, confermò la donazione della terra al monaco Sergio con altro documento. Nel 1188, il fondo marescotto, nel territorio di Castellace, abbracciava anche “le vigne esistenti presso la chiesa San Biagio”. Infatti il primitivo culto di San Fantino venne sostituito con il culto di San Biagio. Non sappiamo quando la chiesa fu elevata a “Parrocchia”. E’ certo che nell’anno 1534 essa risultava “Chiesa Parrocchiale San Biagio” (registro Vaticano).
Attorno alla Chiesa principale San Biagio, sorsero altre quattro Chiese: Chiesa San Nicola, affidata nel 1608 dopo la morte di Paolo Romei, al Vicario del Vescovo Giulio Filippone; Chiesa Santa Maria del Soccorso, dotata di una bella statua in marmo e luogo preferito dai fedeli per la loro sepoltura; Chiesa di Santa Caterina, fuori dal paese, oggetto di molta devozione, rappresentata da una statua in marmo nel 1705; Chiesa Santa Maria del Carmine.
Il 17 dicembre 1757 il Vescovo Ferdinando Mandarani istituì in Scido una cappellania corale, perpetua, corale, con dodici cappellani, in attività fino all’arrivo delle leggi eversive. In seguito vennero istituite la Confraternita del Santo Rosario (1760), la Confraternita S. Maria del Soccorso (1777), la Pia unione delle Figlie di Maria (1876), L’Apostolato della preghiera (1932) che prepararono la nascita dell’azione cattolica (1921).
Tra le varie istituzioni fiorite nella parrocchia San Biagio, in passato, vi furono anche i “Diaconi selvaggi” e le “Bizzoche”. I nuovi tempi hanno visto nuove istituzioni e nuove forme di apostolato religioso.
(Don Santo Rullo, 2009)
Il 03 febbraio la Chiesa festeggia, San Biagio (Santo Patrono), con un rito particolare che è la benedizione della gola, la quale viene impartita usando delle candele, benedette nel giorno precedente la festa chiamato giorno della candelora. San Biagio condannato, perché si rifiutò di rinnegare la fede cristiana fu straziato con pettini di ferro e mentre veniva portato a morire guarì un bambino che stava per soffocare a causa di una lisca di pesce. Da questo il rito particolare che è la benedizione della gola.
Santa Giorgia
Il centro abitato denominato “Santa Giorgia”, ora in via di estinzione, era un florido paese prima del terremoto del 1783, il più importante della zona. Aveva cinque chiese (San Nicola, San Sebastiano, Santa Maria del Carmine , Santa Maria della Catena, chiesa (o cappella) SS. Sacramento). Contava, prima del terribile “flagello”, n. 565 abitanti; dopo il terremoto, n. 193 abitanti. Era la sola Chiesa che possedeva in diocesi, dopo Terranova, una “colleggiata” di sei canonici, ai quali si aggiunsero in seguito, due canonici e un “Beneficio”, fondato da Giovanni Galimi. La devozione a Maria, sempre forte in Calabria, costituì il triplice baluardo che frenò la violenta avanzata Musulmana tesa alla conquista dell’Europa: Costantinopoli, Poitiers, Lepanto dove 600 calabresi dei 3000 presenti lasciarono la vita. Da allora il titolo della vergine più invocato dal popolo fù Vergine “soccorritrice” e l’immagine più amata e diffusa fu “Maria con la clava”, “Maria col bastone”, “Maria con la lancia”, “Maria con la catena”. La devozione a Maria “soccorritrice” nacque a Palermo e si diffuse tra la fine del secolo XV e il secolo XVI per opera dei conventi agostiniani. La devozione popolare tramanda che una nobil donna Palermitana, in un momento di disperazione, invocasse il Demonio perché portasse via il bambino irrequieto. Satana apparve subito. Atterrita, la donna chiamò Maria che, apparendo con la clava, mise in fuga il diavolo. Una chiesa sorse subito in onore della Vergine nell’anno 1306 d.c. e molte altre chiese seguirono ovunque. A Scido, delle cinque chiese esistenti, una era intitolata a Santa Maria del Soccorso dopo “il flagello”, gli edifici Sacri non furono ricostruiti, ma la devozione alla Vergine del soccorso rimase forte nei cuori degli abitanti, che nel tempio continuavano a seppellire i propri defunti e ogni anno celebravano la festa nel giorno della Ascenzione. Altro segno di affetto era dato dall’uso di imporre il nome “Soccorsa ”a oltre metà dei neonati di sesso femminile e di solennizzare annualmente, con la processione, la bella statua della Madonna della Catena, opera di Domenico De Lorenzo (1742 – 1812), custodita nella nuova chiesa di Santa Maria della Catena, ricostruita e benedetta dal delegato Mons. Rosario Formica, il 27 Luglio 1974, e consacrata dall’Amministratore diocesano Mons. Santo Bergamo, il 20 ottobre 1974.
(Don Santo Rullo 2009)
La Madonna della Catena si festeggia, a Santa Giorgia, l’ultima domenica di Agosto essa è raffigurata con un bimbo tra le braccia e un negretto legato con una catena.
Il culto della Madonna della catena nasce a Palermo nel 1392 dopo uno strepitoso miracolo. Si racconta che tre uomini furono condannati ad essere impiccati, cosi un giorno (forse il 16 agosto), furono condotti sul luogo dell’esecuzione. Mentre si preparavano le forche scoppiò un gran temporale il quale costrinse i carnefici a rifugiarsi nella chiesetta della Madonna e legare i condannati, con delle catene, all’Altare. I tre innocenti cominciarono a pregare la madonna , ad un tratto, mentre i soldati cadevano in un sonno profondo, le catene si spezzarono e la Madonna li rassicurò dicendo andate pure il libertà e non temete il divino infante, che tengo tra le braccia, ha accolto le vostre preghiere e vi ha concesso la vita. Il miracolo si diffuse ovunque e la Madonna della catena divenne patrona di molti Comuni. In alcuni Comuni è invocata per un buon parto.